Ultimo miglio e piccoli centri: una sfida dimenticata
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Quando si parla di “ultimo miglio”, il pensiero corre subito alle grandi città: traffico, ZTL, consegne rapide e flotte elettriche. Eppure esiste un’Italia meno raccontata, fatta di paesi, vallate e piccoli centri, dove il recapito delle merci è spesso più complesso, più costoso e meno efficiente. In queste aree, la logistica dell’ultimo miglio non gode di infrastrutture moderne, né di economie di scala, eppure garantisce ogni giorno la continuità dei servizi per milioni di cittadini. È un segmento vitale, ma troppo spesso trascurato dalle politiche pubbliche e dai grandi operatori del settore.
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Costi alti e infrastrutture fragili
Nei piccoli centri, la densità di consegne è ridotta: significa percorrere molti più chilometri per recapitare pochi pacchi. I tempi si allungano, i costi aumentano, e le infrastrutture — spesso secondarie o di montagna — complicano ulteriormente la gestione. In queste condizioni, l’efficienza non può basarsi solo sull’aumento dei volumi, ma su modelli più flessibili: micro-hub di prossimità, flotte leggere, pianificazione intelligente dei percorsi. È in queste aree che il ruolo dell’autista diventa ancora più decisivo, perché la relazione umana, il contatto con il cliente e la conoscenza del territorio fanno la differenza.
Il nodo della sostenibilità e la sfida elettrica
Le politiche europee (Regolamento UE 2023/2405 e Piano Nazionale Energia e Clima) spingono verso l’elettrificazione delle flotte e la riduzione delle emissioni. Tuttavia, nelle aree rurali, la carenza di colonnine e di mezzi adeguati rende questa transizione più difficile. La sostenibilità, qui, non può essere solo ambientale: deve essere anche economica e sociale. Per molti operatori, adottare veicoli elettrici ha senso solo se questi realmente migliorano l’efficienza e la produttività, non se diventano un costo insostenibile. Occorre una strategia differenziata, che tenga conto delle distanze, dei tempi di percorrenza e delle caratteristiche territoriali.
La normativa e il ruolo delle istituzioni
Il Codice della Strada (art. 7 e 158) e il D.Lgs. 152/2006 sull’ambiente stabiliscono i principi generali per la mobilità sostenibile, ma mancano norme specifiche dedicate all’ultimo miglio extra-urbano. Alcune regioni, come l’Emilia-Romagna e il Piemonte, hanno avviato progetti di “logistica verde diffusa”, ma il quadro resta frammentario. Serve una strategia nazionale che riconosca il valore della logistica rurale e incentivi fiscalmente le imprese che investono in mezzi ecologici o tecnologie di ottimizzazione. Il rischio, altrimenti, è creare un divario logistico tra chi vive in città e chi abita nei territori periferici.
Riscoprire l’Italia dei piccoli centri
L’Italia è fatta di borghi, di aree interne, di comunità che vivono lontano dalle grandi arterie. Garantire loro un servizio logistico efficiente significa tenere vivo un tessuto economico e sociale che costituisce la vera ossatura del Paese. L’ultimo miglio nei piccoli centri non è una nicchia, ma una frontiera strategica per l’intero sistema distributivo. Servono innovazione, ma anche buon senso: mezzi adatti, personale formato e una regia pubblica capace di sostenere chi ogni giorno, con un furgone o una bicicletta elettrica, tiene unita l’Italia che non fa notizia.
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Fabrizio Leone
Laureato in Scienze Politiche, con Master conseguito con lode in Cancel Culture (storia, politica e diritti), Master in Logistica e corso di Alta Formazione in Relazioni Sindacali. Ho gestito team operativi a livello nazionale per diversi anni concentrandomi sulle attività dell’ultimo miglio. Attualmente mi sto specializzando in relazioni sindacali.
