Assoclima si rivolge alle Istituzioni per un nuovo Regolamento F-gas ambizioso ma che sostenga la diffusione delle tecnologie più efficienti
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Assoclima si rivolge alle Istituzioni per un nuovo Regolamento F-gas ambizioso ma che sostenga la diffusione delle tecnologie più efficienti
L’Unione Europea ha riconosciuto le pompe di calore tra gli strumenti più efficaci per velocizzare il raggiungimento degli obiettivi del European Green Deal: ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Nel contesto del Fit-for-55 e della necessità di slegarsi dalle forniture energetiche russe, è stato definito un target di 30 milioni di nuove pompe di calore installate entro il 2030 a livello comunitario.
Assoclima (federata Anima Confindustria) condivide questi obiettivi ed è pronta a lavorare con i legislatori e le autorità italiane affinché il futuro Regolamento F-gas sia ambizioso, applicabile ed equilibrato. L’Associazione chiede ai legislatori di essere consapevoli di alcune incongruenze e, soprattutto, dell’impatto per i cittadini e la filiera della climatizzazione se in sede europea venisse approvata una proposta di revisione del Regolamento F-gas che preveda l’utilizzo esclusivo di gas naturali e la messa al bando di tutti i refrigeranti sintetici in gran parte delle applicazioni.
“La posizione di Assoclima è quella di supportare la transizione ai refrigeranti naturali, ove possibile, e di utilizzare altresì tutto il portafoglio dei refrigeranti disponibili, coerentemente con le necessità di applicazione sia nelle abitazioni che in tutti gli altri contesti quali ospedali, uffici, teatri ecc., e sostenere l’obiettivo di riduzione della CO2 considerando il tema nella sua interezza. – dichiara Luca Binaghi, presidente di Assoclima – Il nuovo Regolamento F-Gas è ora nella fase procedimentale di Trilogo, tra Commissione, Parlamento e Consiglio europeo. Il nostro obiettivo è sensibilizzare le Istituzioni – Governo e Ministero dell’Ambiente in primis – affinché tutelino l’industria della climatizzazione, considerata un’eccellenza a livello internazionale, e si attivino per sostenere a tutti i livelli le modifiche al testo proposte dall’industria.
Una regolamentazione – prosegue Binaghi – che vieti completamente l’utilizzo di refrigeranti sintetici come proposto dal Parlamento europeo renderebbe in alcuni casi impossibile e in generale più difficoltosa e costosa l’installazione di un impianto di climatizzazione. È necessario un approccio differenziato ai divieti, che contempli le necessarie tutele della sicurezza per i cittadini e gli operatori nell’adottare le nuove tecnologie proposte dall’impianto normativo. E sappiamo per esperienza che gli adeguamenti normativi in materia di sicurezza possono richiedere diversi anni! Siamo ovviamente disponibili a collaborare con le parti interessate nazionali per affrontare la tematica e superare i possibili ostacoli all’introduzione dei nuovi refrigeranti.
Come Associazione stiamo dialogando fin dall’inizio del processo con i Ministeri competenti riguardo alla proposta di revisione al Regolamento. La nostra industria ha portato avanti proposte concrete e realistiche, in particolare in merito alla riduzione progressiva delle quote di fluidi sintetici HFC utilizzati nelle nostre apparecchiature e la rimodulazione di alcuni divieti: l’esperienza maturata con il Regolamento F-gas attualmente in vigore ha evidenziato come il meccanismo del phase-down abbia consentito la giusta flessibilità all’industria della climatizzazione per adeguarsi per tempo alle restrizioni, selezionando di volta in volta per ciascuna applicazione il refrigerante più adatto in termini di efficienza, sicurezza e impatto ambientale.” conclude Binaghi.
Sotto il profilo ambientale, la posizione elaborata dal Parlamento europeo vuole bandire i refrigeranti fluorurati perché, in caso fossero liberati in atmosfera, contribuirebbero ad aumentare l’effetto serra. Il loro utilizzo è tuttavia indispensabile per rispettare i target di diffusione menzionati in precedenza e permettere l’adozione su larga scala delle pompe di calore in sostituzione dei tradizionali apparecchi a combustione: la riduzione delle emissioni di anidride carbonica in questo caso sarebbe notevolmente più consistente rispetto a quanto ottenibile con la semplice proibizione dei refrigeranti.
Da non sottovalutare, inoltre, l’impatto sociale ed economico: il settore della climatizzazione muove un volume d’affari compreso tra i 5 e gli 8 miliardi di euro (Fonte: Assoclima, Banca dati AIDA). L’adozione di un Regolamento F-gas non chiaro, eccessivamente ambizioso e non ben ponderato metterebbe in difficoltà molte aziende che stanno investendo sempre più su una produzione localizzata nel nostro territorio e le cui abilità e competenze sono riconosciute da un valore dell’export ben superiore al 50%, percentuale che rischierebbe di ridursi drasticamente se, durante il Trilogo tra le tre istituzioni, venisse concordato il divieto per i produttori europei di esportare verso paesi extra-UE apparecchiature funzionanti con HFC.
La competitività dell’industria europea è la chiave per realizzare gli obiettivi del Green Deal e del RePowerEU.
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