Intervista/ Ferrari, Psa Italy: «Continuare a cambiare, da terminal operator a operatore logistico»
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Intervista/ Ferrari, Psa Italy: «Continuare a cambiare, da terminal operator a operatore logistico»
GENOVA – «L’azienda si è saputa adattare al cambiamento di questi 30 anni, ma è solo uno step perché il mercato sta cambiando velocemente e dobbiamo continuare a cambiare» – Roberto Ferrari managing director di Psa Italy alla guida dei terminal container genovesi Psa Genova Pra’ – principale terminal container nazionale – e Psa Sech, parla del presente e del futuro di queste banchine, i progetti di sviluppo, gli investimenti e le trasformazioni da affrontare.
CORRIERE MARITTIMO lo ha incontrato a margine dei festeggiamenti per il 30esimo compleanno del Sech, presso il Museo Galata del Mare a Genova.
«Continueremo ancora a trasformarci, stiamo trasformando il gruppo da terminal operator a operatore logistico facendo dei servizi anche fuori dal terminal come evoluzione logica che sta facendo ognuno nel proprio settore. Abbiamo fatto recentemente un merger tra le due aziende per adattarci alle dimensioni del mercato».
Trasformazioni che partono dagli investimenti che la società ha annunciato; I mezzi di banchina: 8 “reach stackers Kalmar” per la movimentazione dei container in porto, 4 per ciascun terminal Sech e Pra’. I mezzi per la parte ferroviaria: le tre gru a cavaliere Künz per il Parco ferroviario Rugna in via di allestimento. E le due nuove gru di banchina, ultimo investimento annunciato, per un valore di 22 milioni di euro.
Nell’agosto 2020 a conclusione di un iter autorizzativo complesso e di una ristutturazione aziendale, è stata completata l’operazione di fusione azionaria e operativa tra i due terminal container genovesi, Psa e Sech. Il gruppo di Singapore Psa Investments, controllata al cento per cento da PSA International, che già gestiva il terminal PSA Genova Pra’, porta a termine l’acquisizione di maggioranza del terminal container di Calata Sanità, con la nuova realtà terminalistica Psa Genoa Investments alla cui guida siede Roberto Ferrari, precedentemente al vertice di Sech.
L’intermodale è il vostro grande grande obiettivo?
«Pensiamo che dobbiamo allargare il bacino di utenza se non lo allarghiamo e continuiamo a servire il mercato italiano che crescerà del 2%, se siamo fortunati, è inutile che pensiamo a progetti di espansione di milioni e milioni di capacità perché creeremo solo una sovracapacità e andremo a sprecare delle risorse pubbliche».
«Se invece andiamo a sfondare nel sud d’Europa, che è un territorio molto ricco, riusciremo ad attrarre merce. E’ quella la chiave. O allarghiamo il bacino di utenza per attrarre nuovo business che ora non abbiamo, perché in quelle aeree adesso incidiamo per una percentuale molto bassa, oppure i nostri progetti vanno rivisti».
La sostenibilità è l’altro elemento a cui puntare?
«La sostenibilità non è più una scelta o una moda ma un must, clienti e stakeholder sono attenti a questi aspetti. Sono obiettivi molto stringenti, entro il 2030 dobbiamo eliminare il 50% della CO2, ma oltrea ciò c’è un commitment del Gruppo a seguire questa strada perché è un valore aggiunto che ci viene richiesto dal mercato».
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